Scritto da Beatrice Vivaldi / 24 Marzo 2020 1610 letture / La nostra ritmica
Torna per la rubrica La vostra ritmica il racconto di una ex ginnasta che ora vive e lavora come allenatrice all’estero. Questa volta a parlarci è Sara, che da 8 anni vive e allena in Norvegia!
Ciao Sara! Quanto tempo fa ti sei trasferita in Norvegia e perché?
Mi sono trasferita in Norvegia, a Bergen, nel febbraio 2012. Ci sono arrivata per caso e, incredibilmente, proprio grazie alla ritmica.
Avevo ricevuto una mail da un’altra allenatrice italiana, che a sua volta l’aveva ricevuta da un conoscente che aveva contatti in una società norvegese. La società in questione (Fana IL) stava cercando una nuova direttrice tecnica per la ritmica, perché quella attuale doveva trasferirsi. La cosa mi ha incuriosito e ho deciso di informarmi. Ho ricevuto informazioni dettagliate, abbiamo avuto un paio di colloqui su Skype e loro erano interessati ad assumermi. Era un po’ un salto nel buio, ma ho pensato, “adesso o mai più, perché non provare un’esperienza all’estero?!”
Come è iniziata la tua storia con la ginnastica ritmica?
Sì, ho iniziato a praticare ritmica quando avevo 5 o 6 anni, alla società Pro Patria di Milano. In realtà io volevo fare danza classica, ma alla scuola di danza ci avevano detto che ero troppo piccola e ci avevano consigliato di fare un corso base di ginnastica per un anno, per poi iscrivermi a danza. Abbiamo così trovato un corso vicino a casa. Un giorno, l’allenatrice della ritmica in Pro Patria mi ha notato e mi ha proposto di provare ritmica in preagonistica. Ho provato e mi sono innamorata subito della ritmica. Insomma, per farla breve, la scuola di danza non mi ha più visto.
Quando la Pro Patria ha chiuso la sezione agonistica, siamo passate alla Virtus Milano e quando anche questa società ha chiuso, sono approdata alla Forza e Coraggio con Daniela Vergani, quando avevo 10 anni. Lì sono rimasta e ho gareggiato fino al 2004, quando avevo 19 anni e ho deciso di dedicarmi all’università e al lavoro con Kataklò.
Non volevo però abbandonare la ritmica e ho iniziato ad aiutare come allenatrice in Forza e Coraggio, sia nei corsi che in agonistica. È stato subito amore! Rimanere nell’ambiente e contribuire a passare la mia passione a tante bimbe entusiaste, è una delle cose più belle che ci siano. Nel 2008 mi sono trasferita a Bologna per gli studi e ho iniziato a lavorare con la società Pontevecchio, fino al 2012, quando la mia avventura norvegese è iniziata.
Sara in veste di ginnasta
Al momento dove lavori?
Dal 2012 sono quindi assunta come direttrice tecnica della sezione ritmica nella società sportiva “Fana IL” di Bergen, una grande società con 15 diversi sport e famosa sul piano nazionale e internazionale in alcuni di questi sport (per esempio tre dei pattinatori di velocità che hanno vinto medaglie per la Norvegia alle ultime Olimpiadi provengono da questa società).
A che livello sono le tue ginnaste?
Quando sono arrivata, la sezione ritmica era molto piccola, con solo allieve e preagonistica, e il livello era molto basso. In generale, il livello della ritmica in Norvegia è molto più basso che in Italia, anche per alcuni motivi legati alla mentalità e alle leggi norvegesi, di cui vi parlerò. La piccola sezione ritmica di Fana era proprio all’inizio.
Ho cercato di impostare un lavoro partendo dalle basi, dalla preparazione di base all’attenzione ai dettagli e alla tecnica fondamentale, di corpo e di attrezzo.
Dopo 8 anni, ora ho un gruppo piuttosto numeroso, con anche molte senior, con ginnaste in vari livelli di gare, alcune con ottimi risultati a livello nazionale. Due anni fa abbiamo vinto la prima medaglia ai campionati norvegesi con la squadra, l’anno scorso la prima medaglia individuale e una nostra ginnasta è stata selezionata in quello che corrisponde grossomodo ai Gruppi B italiani.
Come viene percepito il lavoro di allenatrice in Norvegia? Come pensi che venga percepita la ginnastica ritmica?
Come ho raccontato, io ho trovato il lavoro come allenatrice prima di trasferirmi, un po’ per caso, ma nell’ambiente sono spesso ricercate nuove allenatrici in diverse città e società. Ci sono moltissime allenatrici straniere, soprattutto dall’Europa dell’est.
La ritmica non è uno sport molto conosciuto e seguito in Norvegia, purtroppo, ma ci sono molte società che offrono corsi e partecipano alle gare. La Norvegia è un piccolo paese, con solo circa 5 milioni di abitanti, dove a farla da padroni sono gli sport invernali (sci, fondo, biathlon, pattinaggio..) e la pallamano, più seguita del calcio. La ritmica è quindi un piccolo sport in questo piccolo paese, ma negli ultimi anni la Federazione sta facendo un buon lavoro, sia per la promozione dello sport, che nel tentativo di alzare il livello.
Sara e alcune delle ginnaste che segue quotidianamente
Come è stato accolto in palestra il fatto che tu provenissi dall’Italia?
Il fatto che fossi straniera e italiana era principalmente visto come un vantaggio, in quanto proveniente da un paese con una storia piuttosto importante nella ritmica e un livello più alto, però alcune delle bambine più piccole erano un po’ intimorite all’inizio, per via della comunicazione. Avevano già avuto in precedenza un’esperienza, purtroppo non del tutto positiva, con un’allenatrice straniera, quindi c’era forse un po’ di timore in quel senso. Dopo il primo allenamento, però, ricordo il commento fatto da una delle bimbe alla madre: “Mamma, sai una cosa? Lei ci sorride!” Ecco, da quel momento e in poco tempo siamo riuscite a creare una bella atmosfera di fiducia reciproca.
Come hai affrontato il problema della differenza di lingua? È stato difficile farsi capire dalle ginnaste?
Il livello di inglese qui è molto alto, dai bambini agli anziani, tutti parlano inglese senza problemi. Ovviamente c’era qualche problema in più con le più piccole, ma in quei casi ero affiancata da un’assistente norvegese. Con le altre parlavamo senza problemi in inglese, anche se mi sono resa conto in fretta che c’erano tante espressioni, termini più tecnici o colloquiali che non potevo usare, c’erano tante cose che volevo dire, ma non riuscivo ad esprimere completamente. Pian piano ci siamo costruite un linguaggio un po’ nostro, mischiando inglese, norvegese e un po’ di italiano (le mie ginnaste usano tuttora le parole “prillo” e “sgambata”, ad esempio).
Da subito ho anche iniziato a frequentare un corso di norvegese. Io ho sempre amato le lingue, per me è stato divertente imparare una lingua nuova. Dopo poco tempo in palestra avevamo una comunicazione che funzionava così: io parlavo in inglese, le bambine mi rispondevano in norvegese, io cercavo di capire e rispondevo in inglese, e così via.
Dopo qualche mese, dopo le vacanze estive, ho deciso che volevo provare a parlare in norvegese con loro e mi sono buttata, spiegando loro che volevo provare, ma che loro dovevano aiutarmi a imparare meglio e correggermi. Si divertivano tantissimo!
Hai notato delle differenze nel comportamento delle ginnaste e delle famiglie rispetto all’Italia?
Inizialmente, essendo il gruppo così piccolo e nuovo, mancava forse un po’ di struttura e di regole, ma pian piano abbiamo costruito anche quella parte.
In generale, per natura e cultura i norvegesi sono un po’ più riservati all’inizio, ma non appena hai un motivo per entrarci in contatto, allora sono molto gentili e aperti. La famiglia di una delle bimbe mi ha praticamente adottato da subito, dopo pochi giorni ero spesso a cena da loro o in montagna con loro. Tutt’ora siamo in stretti rapporti, li considero ancora la mai famiglia qui.
Un altro aspetto della cultura norvegese, che ha i suoi lati positivi, ma è poco compatibile con lo sport agonistico, è la visione egalitaria della società. In poche parole, tutti sono uguali, tutti devono essere uguali e avere le stesse opportunità. Come ho accennato, la trovo una stupenda idea di base, ma in alcuni casi si scontra con i principi dello sport agonistico. I bambini sono, infatti, molto tutelati e ci sono delle regole e leggi molto rigide anche riguardo allo sport, ad esempio su voti, punteggi e classifiche. Sotto gli 11 anni di età, non è permesso gareggiare, nel senso agonistico del termine. Le bambine possono esibirsi, ma non ricevono nessun punteggio e alla fine ricevono tutte un premio di partecipazione (non hanno nemmeno voti a scuola!). Credo sia un approccio positivo per le più piccine, ma aspettare fino agli 11 anni è tardi, soprattutto in uno sport come il nostro dove a 13 sei già junior e a 15 senior. Sono convinta che questo contribuisca in negativo al fatto che il livello delle ginnaste norvegesi sia più basso rispetto a tante altre nazioni.
Comunque, in generale, non ho avuto particolari problemi con le ginnaste e i genitori e, anzi, mi sono sentita molto ben accolta e ho un ottimo rapporto con tutti.
Avevi certificazioni in Italia da tecnico o giudice? Sono state ritenute valide anche in Norvegia?
Sì, in Italia avevo fatto l’esame per Tecnico Regionale ed ero giudice regionale di primo grado (sia Fgi che Uisp). Qui in Norvegia ho continuato la formazione come allenatrice, attraverso corsi e progetti di Olympiatoppen (un po’ come il nostro Coni) e della federazione di ginnastica norvegese (NGTF). Le mie certificazioni sono state riconosciute. Dal 2013 sono giudice nazionale di prima categoria per la Norvegia. Sono, inoltre, la direttrice per la ritmica del comitato regionale.
Quale è l’approccio per una ginnasta che vuole avvicinarsi alla ritmica in Norvegia? Esistono dei corsi di avviamento magari anche nelle scuole?
Funziona all’incirca come in Italia, le società offrono corsi formativi aperti a tutti e poi avviamento verso l’agonistica. Ad esempio, la mia società ha corsi generali di ginnastica dai 2-3 anni, specifici per la ritmica dai 6 in su. Poi abbiamo diversi gruppi nell’agonistica, dai 6 anni in su.
Ginnaste della società “Fana IL” di Bergen
Che tipo di gare nazionali esistono?
La divisione principale è in due grandi categorie: “Nasjonal klasse” o NK (categoria nazionale) e “Internasjonal klasse” o IK (categoria internazionale). La IK è per ginnaste di livello più alto e segue il regolamento internazionale. Corrisponde a grandi linee al Gold, insomma. La NK è di livello più basso è ha dei regolamenti semplificati che valgono solo in Norvegia, più simile al Silver, forse.
Le categorie in base all’età sono 4, circa come da noi: minirekrutt (dai 6 ai 10 anni), rekrutt (allieve 11-12 anni), junior (13-15), senior (over 15).
Minirekrutt: come detto, partecipano alle gare, ma senza punteggi e classifiche e hanno un programma piuttosto semplice. Sono divise in 4 classi, in base a età e livello e portano o solo il corpo libero, o corpo libero più uno o due attrezzi, uguali per tutte. Gli esercizi durano 45″ e ci sono degli elementi obbligatori da inserire. Possono fare anche un esercizio di squadra, con palle o cerchi.
Rekrutt: Qui inizia la divisione in IK e NK. Nella NK gli esercizi che si devono presentare (2 o 3) sono obbligatori, ovvero la musica e la coreografia sono uguali per tutte (esistono 3 livelli), mentre nella IK le ginnaste presentano 4 esercizi liberi, con attrezzi imposti e elementi obbligatori. Per le allieve, sia rekrutt che minirekrutt, c’è un sistema che prevede l’inserimento in tutti gli esercizi di alcuni elementi obbligatori, differenziati per 5 livelli. Ossia, l’allenatrice legge gli elenchi degli elementi per ogni livello e decide a quale livello la ginnasta appartiene. È importante che gli elementi siano eseguiti alla perfezione, sono davvero molto rigide le giudici, perché se hai scelto un livello troppo difficile per la ginnasta, oltre a non prendere il valore degli elementi che non esegue alla perfezione, ci sono anche delle penalità. Non si usano fiche, ma le giudici hanno delle apposite tabelle.Gli esercizi a corpo libero sono obbligatori per i primi 3 livelli, a coreografia libera con elementi imposti per i livelli 4 e 5.
Non è che mi convinca troppo questo sistema. Quasi tutte le ginnaste si fermano al livello 2 infatti, massimo 3 negli attrezzi, perché non conviene rischiare elementi più difficili e incorrere in grosse penalità. Lo trovo un po’ limitante e non aiuta le ginnaste a migliorare e a far valere i propri punti di forza. Sarebbe meglio usare il codice, magari con qualche limitazione di valore, in modo da non avere un cambiamento troppo grosso al passaggio in junior.
Junior e senior: Nella IK le ginnaste possono scegliere se portare i 4 attrezzi da regolamento internazionale, oppure solo 2. Il regolamento è quello FIG. Nella NK invece, le ginnaste portano 2 o 3 attrezzi a scelta e seguono un regolamento semplificato. Sono divise in sottocategorie per livello.
Per tutte le categorie ci sono delle gare regionali, che però non prevedono qualificazioni alle fase successive. Le gare nazionali sono aperte a tutte, ad eccezione della finale.
Ci sono gare nazionali per le allieve e un circuito di NorgesCup (Coppa Norvegia) per le junior e senior, sia per la NK che per la IK. Le ginnaste, in tutte le categorie, possono gareggiare individualmente, in coppia o trio, e in squadra. La stagione termina con i campionati norvgesesi (Norgesmesterskap, NM) per la IK e con la NorgesFinale, una finale nazionale per la NK.
Pensi che in generale il programma delle gare in Norvegia sia migliore o peggiore rispetto all’Italia? Quali sono i pro e quali i contro?
Essendoci competizioni nazionali aperte a tutte, le gare sono molto lunghe, visto che il numero delle partecipanti sta aumentando. E’ tuttavia difficile fare delle qualificazioni regionali, poiché le regioni sono molto diverse, alcune con tantissime società, come intorno a Oslo, alcune con pochissime. Nella nostra regione siamo solo 3 società ad esempio, e in tutto il nord ce ne sono 2 o 3. Anche gli spostamenti non sono semplicissimi, a livello geografico, con lunghe distanze, fiordi, montagne, traghetti… anche all’interno della stessa regione.
Il circuito NorgesCup, con punti speciali ad ognuna delle 4 prove mi piace, funziona bene. E mi piace che abbiano creato alcune sottocategorie sia nella IK che NK, in modo che ci sia un’offerta di gare per tutti i livelli.
Non mi piace invece il regolamento per le allieve che, come ho detto, è molto limitante e anche molto complicato per allenatrici e giudici.
Come funziona la selezione di ginnaste meritevoli, magari con l’obiettivo di svolgere gare internazionali?
Negli ultimi anni sono stati effettuati test nazionali annuali per scegliere le ginnaste della nazionale e del gruppo “B”. Queste ginnaste si allenano nelle proprie società e si incontrano per collegiali durante l’anno. Le ginnaste che possono essere scelte per gare internazionali ufficiali sono solo quelle del gruppo A.
Da quest’estate è stata assunta Elizabeth Paisieva (ex ginnasta della nazionale bulgara, ndr) come nuova allenatrice per la nazionale, affiancata da Stela Sultanova. A fine anno hanno selezionato i nuovi gruppi. Per il momento sembra funzionare tutto in modo positivo, faccio un grosso in bocca al lupo a Betty!
Sara con Ingeborg Skauge Nilsen, ginnasta selezionata per i gruppi nazionali
Quali sono i prossimi obiettivi e impegni delle tue ginnaste e del tuo club?
Abbiamo ginnaste che partecipano a gare di tutte le categorie, sia IK che NK. È una scelta che abbiamo portato avanti fin dall’inizio, con l’idea di offrire la ritmica agonistica a tutti i livelli, e di aiutare ogni singola ginnasta a raggiungere i suoi obiettivi. Non tutte arriveranno allo stesso punto, ma l’obiettivo è che ognuna raggiunga il suo massimo. Credo sia il compito di ogni allenatore.
Partendo quasi da zero, negli ultimi anni siamo state tra le migliori società nella NK, vincendo numerosi titoli nella NorgesFinale e abbiamo anche creato un gruppo di allieve e junior IK che si allenano per raggiungere i vertici. Al momento nella IK siamo riuscite a vincere un bronzo di squadra alla finale dei campionati norvegesi nel 2018 e un bronzo individuale junior nella finale del 2019. La ginnasta che ha conquistato questa medaglia si chiama Ingeborg Skauge Nilsen ed è anche stata selezionata per il secondo anno di seguito nel Gruppo B della nazionale.
Insomma, la nostra piccola società inizia a raggiungere grandi risultati e ci stiamo affermando anche nella IK. Lo scorso anno abbiamo iniziato a partecipare a tornei internazionali amichevoli, in Inghilterra, Danimarca e Croazia, per dare nuovi stimoli alle nostre ginnaste. Gli obiettivi sono quindi quelli di mantenere il nostro alto livello nella NK e continuare a crescere nella IK, migliorando il nostro livello sempre di più.
Pensi che ad un certo punto tornerai in Italia?
Difficile rispondere..all’inizio pensavo di rimanere solo un anno o due, poi mi sono sentita sempre più coinvolta nel progetto e nella crescita della società e delle ginnaste e non ho voluto lasciarle. La Norvegia mi ha anche fatto trovare l’amore e convivo con il mio compagno norvegese, quindi per il momento starò qui, poi in futuro si vedrà..
Grazie mille Sara per aver condiviso con noi la tua esperienza! Magari potrà essere d’aiuto a qualcuno che sta pensando di trasferirsi in Norvegia. Hai vissuto o vivi all’estero e vuoi raccontarci la tua esperienza con da ginnasta, allenatrice, allenatore o semplice appassionato? Scrivici!