Gennaio è, naturalmente, il primo mese di cui vi parlerò, l’inizio di un nuovo anno, tra buoni propositi e il ritorno alla normalità dopo i festeggiamenti natalizi.
Il primo gennaio non prevede avvenimenti o festeggiamenti particolari, come da noi è una giornata da passare in famiglia e in tranquillità, spesso per riprendersi dai festeggiamenti della notte dell’ultimo dell’anno.
Ci sono però alcune tradizioni popolari legate al primo giorno dell’anno, anche se non sono più molto seguite a detta della maggior parte dei miei conoscenti.
Innanzitutto, ci si dovrebbe alzare presto la mattina, cosa non troppo facile se si è passata la notte a festeggiare. Si dice che chi rimane a letto fino a tardi sarà un ghiro o un “lat-Hans” (Hans il pigro) per tutto l’anno. A voi la scelta se correre il rischio..
In generale, vale anche qui come da noi il detto “quel che fai a Capodanno, lo farai tutto l’anno”, quindi meglio evitare comportamenti negativi e concentrarsi su quello che si vorrà fare nel corso dell’anno. Attenzione però a non lavorare troppo il primo gennaio, pare porti sfortuna, quindi molti considerano più sicuro lasciar stare i lavori di casa ad esempio.
Un’altra credenza popolare dice che niente deve uscire da casa il primo giorno dell’anno, nemmeno la spazzatura, e che bisogna assicurarsi che qualcosa di nuovo entri in casa prima che qualcos’altro possa uscirne. Non è nemmeno di buon auspicio restituire qualcosa che si è avuto in prestito.
Come da noi, inoltre, è tradizione indossare qualcosa di nuovo a Capodanno ma, incredibilmente, non c’è traccia di biancheria rossa qui. Non vi preoccupate, sto cercando di esportare questa fondamentale consuetudine.
Il primo dell’anno è, inoltre, anche qui il giorno designato per i buoni propositi, il giorno giusto per riflettere sulle intenzioni positive che si vogliono portare avanti nel nuovo anno. Come è facile intuire, anche qui i più gettonati riguardano piccoli cambiamenti nelle abitudini, come decidersi ad iscriversi in palestra, impegnarsi a mangiare meglio e fare più attività, cercare di smettere con il fumo o altri vizi, promettersi di visitare famiglia e amici più spesso, viaggiare di più. Come da noi, molti di questi buoni propositi sembrano assolutamente fattibili il primo gennaio, ma purtroppo spesso non arrivano nemmeno a febbraio. Tutto il mondo è paese..
Insomma, il primo gennaio si passa in tranquillità, stando attenti alle cose da fare e non fare per seguire le tradizioni, e poi..e poi basta, le feste sono finite.
Sì, avete capito bene, le feste si concludono a Capodanno. Non c’è nessuna Epifania che le feste si porta via, la Befana apparentemente fin quassù non arriva.
Quindi il due gennaio si torna alla normalità, le scuole riaprono e tutti tornano al lavoro e alla vita quotidiana. Un po’ strano per chi come me è abituato a qualche giorno in più di magia natalizia, ma qui è normale e mi sto abituando, anche se non rinuncio alla Befana, che da me continua ad arrivare. Ho raccontato di questa tradizione anche alle bimbe che alleno in palestra e ormai anche loro adorano la Befana, che in un giorno qualunque, per loro, porta dolci e caramelle. Sì, avevo bisogno di qualche alleato per festeggiare la Befana con cioccolatini e dolcini, per fortuna non sono state difficili da convincere. E’ diventata una piccola tradizione per noi, ed è bello così.
Tuttavia, nonostante le feste finiscano ufficialmente con il primo gennaio, qui è data molta importanza agli auguri per il nuovo anno. E’ consuetudine scambiarsi gli auguri per un felice anno nuovo la prima volta che si incontra qualcuno dopo Capodanno. Ma non solo, è anche importante ringraziare per l’anno vecchio appena trascorso.
Sentirete quindi la formula “Takk for det gamle og godt nytt år!” (“Grazie per il vecchio, e buon anno nuovo!”) numerosissime volte, non solo il primo gennaio, ma anche nei giorni e settimane successive. Mai iniziare una conversazione senza augurare il buon anno, se è la prima volta che ci si incontra dopo le feste, che sia un amico, un collega, il capo o il commesso di un negozio.
Ancora non ho capito se ci sia un limite ultimo oltre il quale smettere di augurarsi il buon anno, ma sicuramente avviene almeno fino a febbraio inoltrato. E’ un bel gesto, la difficoltà sta nel ricordarsi chi hai già incontrato e chi incontri per la prima volta..
La sfida più grande del ritorno alla quotidianità dopo le vacanze natalizie, soprattutto per chi come me ha passato le vacanze a latitudini più meridionali, è riabituarsi alle corte giornate invernali norvegesi. La cosa importante è tenere a mente, e concentrarsi solo su quello, che dal 21 dicembre le giornate hanno iniziato ad allungarsi piano piano.
Sì, hanno iniziato ad allungarsi, ma a inizio gennaio non è ancora così visibile. E’ quel periodo dell’anno dove posso affermare con orgoglio di svegliarmi tutti i giorni all’alba. , ma solo perché il sole non sorge prima delle 9.30/10..
I miei orari di lavoro sono differenti da quello della maggior parte delle persone e normalmente non lavoro la mattina. Pur non avendo la necessità di alzarmi presto la mattina, cerco di mantenere comunque un minimo di routine e non dormire fino a tardi, ma in pieno inverno trovo molto difficile cominciare la giornata. Dev’essere in parte psicologico, apri gli occhi verso le 8.30, guardi fuori, è buio, è notte. Il cervello si chiede, perché dovrei svegliarmi? Ecco appunto, torniamo a dormire. E così mi sveglio poi “all’alba”.
Il sole sorge quindi verso le 10, ma non è mai alto in questi giorni e c’è luce circa fino alle 15. Quindi io che vado a lavorare verso quell’ora esco che praticamente sta già facendo buio e torno a casa che pare notte inoltrata. Ammetto che è un po’ destabilizzante e mi accorgo di essere in generale più stanca in questo periodo con poca luce, ma comunque ci si abitua e dopo un po’ non pesa più di tanto. Ma ciò non toglie che da gennaio ci si rallegri al pensiero che le ore di luce aumentano di qualche minuto ogni giorno e che le lunghe, infinite giornate primaverili e estive si avvicinano sempre più.
Qui a Bergen, comunque qualche ora di luce c’è sempre, anche quando le giornate sono più corte. Le cose sono ben diverse oltre il circolo polare artico, dove si osserva il fenomeno di “mørketid”, ossia “il periodo buio”. Durante il “mørketid”, come suggerisce il nome, il sole non sale mai oltre l’orizzonte. Non è totalmente buio tutto il giorno, c’è quella luce simile ai momenti di alba e tramonto, ma il sole non è mai visibile.
La durata del “mørketid” varia a seconda della latitudine da pochi giorni appena al di sopra del circolo polare artico, fino a circa due mesi nel punto più settentrionale della terraferma norvegese, e circa quattro mesi alle isole Svalbard, il punto più a nord della Norvegia.
Non ho ancora avuto modo di passare qualche giorno di “mørketid”, ma mi piacerebbe fare quest’esperienza una volta e vedere con i miei occhi questo affascinante fenomeno.
Un altro simpatico e colorato fenomeno osservabile in questo periodo e, in generale, in tutta la stagione invernale, è quello dei bambini imbottiti, o bambini in “kjeledress”.
Lo “kjeledress” è, infatti, la tutona intera imbottita e caldissima nella quale i bambini vengono infilati in inverno, quando si trovano all’aperto, per proteggerli dal freddo e dalle intemperie. Le strade e i parchi sono quindi popolati da questi buffi bimbi ricoperti da colorate tute oversize, tipo tuta da sci, che sembrano tanti piccoli astronauti. Fanno soprattutto tenerezza i più piccoli, impacchettati nelle loro tutone, che li fanno assomigliare all’omino Michelin. Non metto in dubbio che saranno ben caldi lì dentro, le trovo anzi un’idea geniale, al punto che nella disperazione dei giorni più gelidi ho valutato l’acquisto anche per me, ma sicuramente un po’ limitano i movimenti dei piccoli “astronauti”, che galleggiano e rimbalzano qua e là.
Ovviamente poi ci sono tutti gli accessori che completano la mise, berrettoni di lana fin sulle orecchie, sciarpe o colli di lana da indossare sotto, grandi moffole impermeabili e imbottite, e pesanti scarponi invernali che non temono pioggia, fango, vento e neve. Come le tutone, anche gli scarponi vengono presumibilmente, e comprensibilmente, comprati “per la crescita”, e contribuiscono alla totale immagine oversize.
Discorso a parte va fatto per l’abbigliamento da portare sotto allo “kjeledress” o sotto i vestiti in generale, il vero colpo di genio per affrontare il freddo e il clima invernale. Per me è stata una scoperta, un’illuminazione, e a partire dal primo momento in cui ho provato, ora non ne posso fare a meno. Sto parlando dei capi di abbigliamento in sottile lana merino da indossare come primo strato, canottiere, calze, magliette a maniche lunghe o corte e leggings. Sono sottili, comodi e caldissimi, ma anche colorati e belli da vedere.
Assolutamente da usare in occasione di passeggiate in montagna, sport all’aperto, sci, ma anche nella vita quotidiana se si passa del tempo all’aperto, e non solo in inverno.
Magari sono molto utilizzati anche in Italia, soprattutto per chi passa molto tempo all’aperto o in montagna, ma io non li conoscevo e per me è stata una grande scoperta.
Ormai ho tutto il set completo e sono i miei capi preferiti in inverno, soprattutto per me che sono perennemente un ghiacciolo. Anche la mia famiglia e amici hanno ricevuto vari capi in regalo nel corso degli anni.
Insomma, tra auguri di buon anno, corte e fredde giornate invernali, il rientro alla quotidianità e l’inizio di un nuovo anno tutto da scoprire, gennaio passa e lascia posto a febbraio, il mese prediletto per lo sci e la montagna..ma di questo vi racconterò nella prossima puntata.
A presto!